Cosa resterà delle Olimpiadi di Parigi?
La realizzazione di imponenti eventi come le Olimpiadi, provocano spesso mutamenti importanti sull’assetto e sulla conformazione delle città. La corsa alla realizzazione di infrastrutture maestose, spesso non prive di feroci critiche, ha contraddistinto praticamente qualsiasi edizione. Da una parte, c’è chi denuncia le ingenti quantità di risorse utilizzate per la realizzazione di tali opere, che spesso finiscono per diventare famose “cattedrali nel deserto” o “white elephant”, in inglese. Dall’altra parte, c’è l’orgoglio di chi realizza strutture all’avanguardia: tanto che, nelle edizioni dei Giochi dal 1928 al 1948, era stata addirittura creata una categoria olimpionica, alquanto inusuale, per i padiglioni delle varie nazioni, con tanto di medagliere.
I Giochi che hanno preso il via recentemente a Parigi, si contraddistinguono per inserirsi in un periodo storico complesso, in cui la necessità di adottare soluzioni concretamente efficaci e sostenibili contro un riscaldamento globale, che non accenna a rallentare, hanno imposto una programmazione capace di rispondere alla sempre più crescente domanda di sostenibilità, declinata su più livelli.
Bene, quindi, sapere che il 95% degli edifici che serviranno per lo svolgersi della manifestazione sono preesistenti e che la città si sia impegnata a ridurre del 50% l’impatto di emissioni di carbonio. E ciò sia nella realizzazione delle infrastrutture necessarie che nello svolgimento intero della manifestazione.
Ma, al di là degli edifici e della grandezza delle manifestazioni, le Olimpiadi riusciranno nel tentativo di lasciare alle comunità parigine un’eredità tangibile e positiva?
La “Paris Social Charter”
In previsione della preparazione alla realizzazione degli interventi necessari allo svolgersi dei Giochi Olimpici, già nel 2018 l’amministrazione parigina aveva sottoscritto la Paris Social Charter, un documento che, anche se non vincolate, che rappresenta comunque un esempio di co-progettazione con il tessuto economico e sociale della città. Sottoscritto dal Comune, centri sindacali e confederazioni di lavoratori, il documento aveva (e ha) l’obiettivo di “lasciare una forte eredità sociale […] nell’ambito di un approccio umano e di sviluppo sostenibile”.
La “carta sociale” stabilisce 16 impegni che mirano a garantire qualità nell’occupazione e nelle condizioni di lavoro nella realizzazione degli interventi per le Olimpiadi.
Fino a questa edizione dei Giochi Olimpici, nessun Paese ospitante aveva mai reso formale, attraverso la stesura di un documento, il proprio impegno nel rendere l’evento sostenibile sia in termini socioeconomici che ambientali. Il che rappresenta sicuramente un precedente positivo, con la speranza che anche nel futuro la realizzazione di eventi di tale portata nasca proprio da un approccio collaborativo e formalizzato.
Dati alla mano, il risultato dell’adozione della Paris Social Charter è stato positivo: l’ente pubblico incaricato della supervisione riporta che 4.000 persone fra neet, disoccupati di lunga data e giovani provenienti da situazioni socioeconomiche svantaggiate che hanno beneficiato di programmi di inserimento professionale.
Non sono mancate, purtroppo, situazioni di criticità, come ad esempio, irregolarità dei lavoratori fra alcuni subappaltatori. Tuttavia, l’esempio della Paris Social Charter dimostra che la co-progettazione e la collaborazione, l’ascolto delle comunità diventa imprescindibile per riuscire a creare una legacy concreta per il tessuto sociale di una città. Se non per Parigi, per il futuro dei Giochi.
L’impatto su Seine-Saint-Denis e l’educazione sportiva
Secondo Marie Barsacq, direttrice dell’Impatto e dell’Eredità di Parigi 2024: “Abbiamo costruito la legacy di Parigi 2024 in un modo unico, diverso dalle altre edizioni dei Giochi. Questa si concentra meno sull’eredità tangibile, come le infrastrutture sportive, e più sull’impatto sociale, economico e societario di un territorio. Per questo motivo abbiamo attuato diversi programmi legati all’eredità immateriale: incoraggiare i francesi a essere più attivi, cambiare la percezione della disabilità e creare opportunità economiche per le imprese, comprese le piccole e medie imprese e quelle dell’economia sociale e solidale. Si tratta di un impatto specifico per le aree di Seine-Saint-Denis e Parigi, le città ospitanti. Questo era ed è il nostro obiettivo principale. È un’eredità che, alla fine, impatta direttamente sulle persone.
Se si era intravisto già con la stesura del Paris Social Charter, è con le iniziative, sia concrete sia, appunto, intangibili realizzate per l’area di Seine-Saint-Denis che l’eredità di questa edizione delle Olimpiadi si fa più presente.
A nord di Parigi, il dipartimento di Seine-Saint-Denis, – in cui sorge il Villaggio Olimpico e Paralimpico – che più beneficerà degli investimenti che rimarranno nel post Olimpiadi. Gli edifici destinati ad ospitare gli atleti, si trasformeranno in nuove abitazioni permanenti e a prezzi accessibili. La trasformazione prevede anche la realizzazione di sette ettari di aree verdi e parchi a tutela della biodiversità urbana. Il mutamento di destinazione del Villaggio Olimpico prevede anche la realizzazione di nuovi servizi per le comunità: come asili, scuole e distretti a uso misto. L’area, inoltre, sarà resiliente agli effetti del cambiamento climatico grazie all’ottimizzazione dei flussi d’aria e a reti che sfruttano l’energia geotermica. Le trasformazioni che investiranno l’area sono inoltre in linea con il Piano Urbano Bioclimatico di Parigi, che mira alla riduzione delle emissioni, rendendo prioritari interventi di tutela della biodiversità. A questo proposito, è prevista la realizzazione di 300 nuovi ettari di spazi verdi entro il 2040.
Sul piano sociale e più immediato, invece, la legacy delle Olimpiadi di Parigi si misura con l’effettivo sforzo nel realizzare iniziative concrete di avvicinamento allo sport per la popolazione. In oltre 1.122 impianti sportivi gratuiti (+71% rispetto al decennio precedente) si stanno svolgendo programmi di educazione e di coinvolgimento allo sport, come la Paris Sport Dimanches che offre sessioni settimanali di sport gratuite in 19 diverse località e percorsi sportivi. Fra le iniziative sportive, si segnalano anche percorsi di inclusività per persone con disabilità e per la partecipazione femminile. A dimostrazione che, se si apre alla partecipazione diffusa di tutta la popolazione, lo sport può rappresentare un forte collettore sociale capace di promuovere inclusività.
Un nuovo, duraturo, modello di mobilità
Per quanto riguarda la mobilità cittadina, oltre al potenziamento delle linee metropolitane, Parigi intende sfruttare lo slancio delle Olimpiadi per rendere la città una capitale del ciclismo, al pari di Amsterdam. Il Bike Plan, iniziato nel 2021 e che terminerà nel 2026, ha diversi obiettivi. Vuole creare un numero adeguato di piste ciclabili per fare in modo che la maggior parte dei tragitti in bicicletta, superiori a un chilometro, possa avvenire su percorsi dedicati. Un altro obiettivo è migliorare l’integrazione delle reti ciclabili nell’intera area metropolitana. Particolare attenzione sarà rivolta alle “porte” di Parigi, cioè gli incroci trafficati, a più corsie, dove il traffico entra in città dal Boulevard Périphérique (la “tangenziale” parigina), con l’intento di renderli più sicuri e accessibili per i ciclisti provenienti dalla periferia. Inoltre, sarà più facile trovare spazi dove parcheggiare le biciclette. La città prevede di installare 30.000 nuovi archi metallici per legare le bici – di cui 1.000 dedicati alle bici da carico – oltre a 50.000 posti sicuri e sorvegliati.
Lo slancio dei Giochi Olimpici sta spingendo sempre più gli arrondissement, anche i più tradizionalmente incentrati sulla mobilità in auto, a convertirsi in zone ciclabili sicure. Questa trasformazione è stata possibile anche grazie al coinvolgimento attivo di associazioni come Paris en Selle, che da anni si occupa di sensibilizzare la cittadinanza e di promuovere uno stile di mobilità dolce ed ecologico. Tanto che, in occasione dei Giochi, hanno riempito la città di cartelli che recitano “During the Olympic and Paralympic Games, prioritize cycling” realizzando anche una mappa, non ufficiale, dei percorsi ciclabili che i turisti possono percorrere per spostarsi lungo la capitale in sicurezza.
La promessa della balneabilità della Senna
Sull’importanza di rendere in fiumi balneabili nelle città Europee, avevamo dedicato un intero articolo. Parigi ha investito un’ingente quantità di risorse nel tentativo di rendere, dopo oltre un secolo, la Senna nuovamente balneabile. Seppure le gare previste continuano ad essere rimandate o posticipate a causa di livelli di inquinamento non compatibili, resta la concreta speranza che la Senna possa diventare definitivamente balneabile nel prossimo futuro.
I fiumi balneabili rappresentano, infatti, un importante fattore di resilienza contro le sempre più frequenti ondate di calore. Liberano opportunità di arricchimento dello spazio pubblico urbano, trasformando le sponde in spiagge libere. Ben venga quindi, che le Olimpiadi siano servite ad intraprendere un lavoro di pulizia che, seppur dispendioso e incompleto, renderà la Senna, nuovamente, una “infrastruttura” naturale imprescindibile per la salute della popolazione parigina.
È ancora presto per dire se e come le Olimpiadi riusciranno effettivamente a lasciare vantaggi tangibili nel futuro a medio-lungo periodo di Parigi. È innegabile, tuttavia, che eventi come le Olimpiadi, se programmati con una visione di medio-lungo termine e attraverso l’ascolto e il coinvolgimento delle comunità, possano “costruire” un’eredità concreta (tangibile o intangibile) per le città e per i loro abitanti.
Per scoprire di più:
Arch Daily – Is Paris Ready for the Olympics? Exploring the City-Wide Implications of Hosting Global Events
Planetizen – Going For the Gold: When Town Planning Was an Olympic Competition
CIO – Less, better and for longer: Five ways Paris 2024 is delivering more sustainable Games
Reed Smith – Paris adopts new town planning regulation called ‘PLU bioclimatic’
Bloomberg – Inside the New Plan to Make Paris ‘100% Cyclable’