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Ibrido è bello. Ormai da qualche anno, le nostre città non funzionano più a compartimenti stagni. Spazi di lavoro, consumo e socialità diventano ibridi, fluidi, con il grande pregio di unire funzionalità e aspetti socioculturali essenziali per la vita di comunità. È un nuovo modo di abitare e di vivere la prossimità. 

Co-workingLa sharing economy ha senz’altro dato una spinta all’ibridazione degli spazi di vita e di lavoro – pensiamo ai co-housing o ai co-working – ma anche il cambiamento nello stile di vita dovuto alla pandemia e ad una maggiore consapevolezza ambientale ha contribuito. 

Luoghi ibridi di lavoro e consumo 

Il carattere distintivo di questi luoghi è l’unione tra la loro natura commerciale e la dimensione relazionale che promuovono. Sono quindi luoghi fortemente legati all’identità e alla quotidianità di un quartiere e dei suoi abitanti. Quali sono questi nuovi spazi? 

I negozi di vicinato 

Bar con libreria e attività culturaliUn tempo il commercio di prossimità era la norma, ora è una pratica che sta tornando al centro della vita di comunità. Le attività di vendita al dettaglio, radicate in un territorio e coinvolte nella vita di quartiere, sono un’occasione per rafforzare le relazioni di comunità. Questo è ancora più vero se i negozi offrono servizi aggiuntivi, capaci di evolvere e adattarsi alle necessità del territorio stesso: negozi che sono anche biblioteche o sedi espositive, o bar che fungono da portineria di quartiere. 

I co-working 

La condivisione di uno spazio lavorativo flessibile è un fenomeno in crescita ovunque, anche nei centri più piccoli. Il valore aggiunto dei co-working è l’ambiente informale volto a creare un network di apprendimento, collaborazione e sostenibilità tra professionisti. 

I makerspace 

Ancora poco conosciuti, sono spazi di lavoro collaborativo e tecnologico, che promuovono una mentalità imprenditoriale e creativa. Attraverso attrezzatura condivisa, tra cui stampanti 3D, saldatori, macchine da cucire, vogliono facilitare la creazione e l’apprendimento. Non a caso, i makerspace sono spesso utilizzati come incubatori e acceleratori di start-up. 

I fablab 

Fablab, con grandi tavolate e giovani che creano manufatti tecnologiciI fab lab sono piccole officine che offrono servizi personalizzati di fabbricazione digitale. Anche in questo caso, avere accesso ad attrezzature tecnologiche altrimenti inaccessibili permette di creare un’ampia gamma di oggetti “su misura”, in base alle esigenze del singolo e della comunità. 

 

Il valore di rigenerare spazi ibridi 

Il valore di questi spazi per territori spesso “spersonalizzati” è enorme: riattivando la vita di quartiere mettono in moto circoli virtuosi per il commercio, l’innovazione sociale e la cultura, la socialità. Si tratta di rigenerazione a base socioculturale che va ben oltre la riqualifica di un edificio ed ha un impatto sull’intero sviluppo territoriale. 

 

Qualche caso internazionale e non 

Szimpla Kert, Budapest 

È il primo “ruin pub” della capitale ungherese, che ha dato il via al processo di riqualificazione di una zona allora abbandonata, trasformandola in punto nevralgico per locali e turisti. Si definisce “spazio di accoglienza culturale”: oltre all’attività principale di ristorazione, Szimpla Kert organizza una gran quantità di iniziative socioculturali, tra cui eventi, concerti, teatro e cinema all’aperto. 

Gruppo di giovani musicisti che si esibisce al Szimpla Kert di BudapestPer dare risalto al commercio di prossimità, lo spazio ospita regolarmente un mercato di agricoltori e produttori locali. L’attenzione alla sostenibilità è dimostrata anche dall’iniziativa di pedonalizzazione dell’area circostante. L’impegno nel sociale si concentra soprattutto nella formazione e nell’inserimento lavorativo di musicisti emergenti, che oltre ad esibirsi al pub, trovano supporto nella registrazione dei pezzi e nelle attività di ufficio stampa.  

Szimpla Kert sostiene anche eventi di raccolta fondi per società non profit e ospita la Living Library, uno spazio di interculturalità in cui si prendono “a prestito” persone diverse e spesso discriminate per riflettere e dialogare insieme.  

Manifatture Knos, Lecce 

Questo centro culturale è un modello di partecipazione comunitaria e di buona gestione: lo si nota già dallo statuto e dai valori fondanti, concordati con il coinvolgimento dei cittadini. Lo spazio ospita 4000 mq di attività all’interno di una vecchia scuola riqualificata, che con il tempo è diventata il fulcro dell’innovazione culturale e sociale locale: ogni anno vengono coinvolte un centinaio di organizzazioni! 

Cortile di bar con tavoliI servizi permanenti che vengono proposti sono un ristorante, un ostello e uno spazio co-working. A questi si aggiungono attività culturali diverse e flessibili, in base alle richieste della comunità: dai corsi di teatro alle residenze artistiche, dai concerti al cinema all’aperto, ognuno con i propri spazi. Non mancano le aree riposo e socializzazione, con un ampio giardino e parco giochi per i più piccoli. 

Ci sono però anche ambienti per il “fare”, come la ciclofficina popolare, la sartoria e la bottega serigrafica. A questi si aggiunge un makerspace, cioè un incubatore artistico, creativo, aziendale e sociale. 

Tara Building, Dublino 

Un edificio vuoto è stato reso identitario grazie alla street art e trasformato in un hub per la comunità di creativi: un luogo in cui lavorare, ma anche incontrarsi, condividere competenze e valori.  

Co-working con opera di urban art sulla facciataA differenza dei casi visti finora, Tara Building è un co-working riservato ai propri membri, con la possibilità di ottenere borse di studio di residenza per progetti rilevanti e di interesse sociale. Un modo diverso di creare comunità tra professionisti, che interagiscono con il quartiere grazie ad attività di volontariato. Lo spazio invece si apre all’esterno grazie ad una galleria espositiva accessibile a tutti. 

Oltre agli uffici, i membri possono godersi un giardino pensile e una varietà di attività stimolanti per il loro lavoro, come sessioni di yoga e mindfulness, talk con altri creativi e uscite per la città. 

 

Si sente parlare ancora poco di questi spazi ibridi che, come abbiamo visto, racchiudono invece potenzialità a 360 gradi per le nostre città. Esperienze di rigenerazione urbana che combinano imprenditorialità, innovazione, socialità e coinvolgimento comunitario sono sicuramente da incoraggiare e promuovere. 

 

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PER APPROFONDIMENTI:

Marta Mainieri, Spazi ibridi, nasce a Milano l’elenco dei luoghi di comunità, Vita

Sabrina Barcucci, Che cos’è un FabLab?, Muse FabLab

Szimpla Kert website

Manifatture Knos website

Tara Building website