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La città del futuro è la città della prossimità. Una prossimità fisica – le distanze si accorciano con servizi accessibili – ma soprattutto intesa come possibilità di incontro, relazionecura. Questa visione è specialmente significativa se pensiamo alla popolazione anziana. Si stima che in una trentina d’anni una persona su cinque avrà più di 60 anni: già nel 2020, per la prima volta nella storia dell’umanità, gli over 60 erano più numerosi dei bambini.  

Inutile dire, quindi, che lo sviluppo di politiche, reti e servizi per l’invecchiamento attivo della popolazione è una priorità.  

Un nuovo ruolo per la comunità 

In Occidente siamo abituati a considerare gli anziani come la parte fragile della società, una convinzione che li relega nel ruolo passivo di soggetti di cui prendersi cura. Al contrario, in altre culture gli anziani vengono riconosciuti come portatori di memoria collettiva e, di conseguenza, soggetti attivi che contribuiscono allo sviluppo sociale.  

Donna anziana gioca con bambiniSenza memoria non può esserci quella consapevolezza vitale per una evoluzione individuale, comunitaria, sociale. In sostanza, non c’è futuro senza memoria. Per questo, quando immaginiamo le città in cui vogliamo vivere nei prossimi anni, non possiamo non ascoltare chi detiene la “memoria urbana” del passato.   

La nuova frontiera dell’invecchiamento creativo 

Città a misura di persona – e di anziano – devono offrire stimoli e occasioni per un benessere a 360 gradi, in una concezione inclusiva di “salute” in tarda età. A questo proposito, negli ultimi tempi si parla molto di creative ageing (o invecchiamento creativo) per promuovere una piena partecipazione sociale grazie ad attività culturali e creative. 

Donne anziane sedute ad un tavolo che dipingonoAnni di studi confermano che le persone più longeve hanno una vita culturale intensa: la partecipazione culturale non stimola solo l’inclusione sociale ma anche funzioni cerebrali e cognitive, con effettivi positivi su tutto l’organismo. L’impegno di musei, teatri, istituzioni e associazioni culturali è sempre più comune ma resta spesso confinato nei luoghi di cultura.  

Come fare, allora, per portare questo cambiamento anche fuori, nello spazio pubblico? È necessario lavorare sugli spazi, ascoltando e accogliendo i bisogni espressi e non. Si tratta quindi di sviluppare dei luoghi in cui la Terza Età entri in connessione con il tessuto attivo, vibrante e relazionale delle comunità.

I giardini terapeutici 

La salute è al centro di qualsiasi considerazione sulla Terza Età, per ovvie ragioni. Salute intesa come “stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”, come ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità.  

Giardino terapeutico, con arbusti, aiuole colorate e seduteÈ in questa prospettiva che si stanno facendo strada gli healing garden, spazi verdi che curano. I giardini terapeutici si distinguono per la vegetazione rigogliosa, colorata e profumata, che fornisce stimoli sensoriali. Sono luoghi di riposo ma anche adatti ad attività motorie, ludiche e ricreative e di socialità, come l’ortoterapia. La pratica dei giardini terapeutici non è di certo nuova ma sta diventano la nuova frontiera per “città che curano”. Giusto per dare un punto di riferimento basti pensare che l’80% dei nuovi ospedali costruiti negli Stati Uniti incorpora questo tipo di spazi nelle sue strutture. 

I parchi intergenerazionali 

Una soluzione che tiene insieme spazio pubblico, verde, socialità e attività motoria esiste già. I parchi intergenerazionali sono progetti ambiziosi e di grande valore per le città. Aree esistenti e sottoutilizzate possono essere rigenerate con un mix di interventi strutturali e di attività aggregative, volte a favorire l’incontro programmato e spontaneo tra diverse generazioni.

Il termine intergenerazionale indica proprio questo: la possibilità per cittadini di tutte le età di ascoltarsi, apprendere dal confronto e creare relazioni. Il grande vantaggio di questo tipo di progetti è che non sono escludenti, al contrario si prestano ad accogliere i fruitori più diversi. 

Giardino terapeutico.Il verde è il primo ingrediente per il benessere psico-fisico in questo tipo di progetti: stare all’aria aperta circondati dalla natura ha grandi benefici per la salute, soprattutto in città ancora troppo grigie ed inquinate. Con la vegetazione si può anche “giocare”, predisponendo attività sensoriali che stimolino i sensi in percorsi olfattivi e tattili. Un secondo livello che si può sviluppare in parchi intergenerazionali è quello aggregativo, per promuovere la socialità con semplici piazzette attrezzate o, anche in questo caso, con percorsi e attività coinvolgenti. In ultimo, una dimensione ludica e sportiva può aiutare mantenersi attivi: ormai sono molte (e variegate) le opzioni a disposizione per fare ginnastica dolce all’aperto. 

Andando a vedere qualche buona pratica europea possiamo trovare progetti di eccellenza in diversi Paesi.

  • Scivoli su prato verde, giochi e strutture colorate, piante in vasoIl parco pubblico di Aveiro (Portogallo) include percorsi pedonali e didattici, un albero genealogico e un ricco palinsesto di attività per attirare tutte le fasce d’età. La prova del suo successo sta nella partecipazione trasversale al progetto: il 18% di anziani, il 23% di bambini e il restante tra adulti e giovani.

  • Anziani fanno attività fisica in un'area attrezzata in riva al mareLa Spagna è il Paese da cui questo trend è partito e infatti conta oltre 50 parchi realizzati. Il tema sportivo la fa da padrone nella maggior parte dei casi e viene indicato come soluzione al duplice problema della perdita di mobilità e dell’isolamento. 

  • Due anziani fanno esercizio fisico all'aperto, su un attrezzo in un parcoAll’interno di Hyde Park, a Londra, è stata progettata una palestra a cielo aperto, che assicura un buon livello di accessibilità a tutti e facilità d’uso. Per creare momenti di condivisione vengono organizzate regolarmente delle lezioni guidate da istruttori.

Il potenziale di questi spazi è enorme e ancora in buona parte inesplorato. Si tratta sicuramente di un modo per trasformare e dare valore alle città in cui viviamo nell’ottica dell’inclusività  tra e per le generazioni.

 

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PER APPROFONDIMENTI:

Catterina Seia, Creative Ageing. Aggiungere giorni alla vita e vita ai giorni, IBSA Foundation

Cristina De Rold, Nel 2020 le persone over 60 sono più numerose dei bambini sotto i 5 anni, Il Sole24Ore

Ricerca Creative Ageing, BAM! Strategie Culturali

Global Age Friendly Cities, World Health Organization

Together Old & Young. A Review of the Literature on Intergenerational Learning Involving Young Children and Older People, European Commission