[4 minuti di lettura]

 

Chi non ha mai desiderato fare sport in un luogo vicino a casa, verde, all’aperto e gratuito? Fare sport in città può essere complesso, se non si sviluppano spazi pubblici attrezzati ed efficienti che magari possano essere luoghi di ritrovo e socialità. È quanto sta accadendo con lo sport urbanism.  

Il ruolo sociale dello sport 

I benefici fisici e mentali del fare sport sono già noti, ma negli ultimi anni è stata posta grande attenzione anche sull’utilità sociale della pratica sportiva. Prima di tutto lo sport svolge un ruolo importantissimo nella formazione, nello sviluppo e nell’educazione e non solo dei bambini: rispetto degli avversari e delle regole, allenamenti costanti, voglia di migliorarsi sempre sono elementi fondamentali.  

Lo sport, in quanto linguaggio universale, ha però anche la capacità di tessere relazioni. Il suo valore come attivatore di comunità è sempre più riconosciuto: un modo per conoscere meglio sé e gli altri, per promuovere la bellezza dello stare insieme in armonia con l’ambiente. La capillarità di associazioni sportive sul territorio assicura lo sviluppo di connessioni anche dove il tessuto sociale è più sfilacciato, nei quartieri più fragili, in cui inclusione e cura possono fare la differenza. 

Cos’è lo sport urbanism? 

Il termine in sé è ancora poco conosciuto, ma la pratica ad esso connessa è un trend in crescita e con un enorme potenziale. Fare sport urbanism significa implementare la pratica sportiva nelle aree urbane, in spazi pubblici e all’aperto (dunque accessibili a tutti). Per farci un’idea del potenziale di questo tipo di spazi è sufficiente un dato: in Italia quasi una persona su due pratica sport all’aperto. Questo effettivo interesse è però contrapposto alla scarsità di spazi attrezzati a disposizione. 

Ciò significa che anche micro interventi che restituiscono spazio agli sportivi producono effetti molto più ampi e significativi, allargati alla comunità tutta.  Dare nuova vita a spazi pubblici urbani attraverso lo sport significa rendere un’area o anche un intero quartiere più vivibile, creando isole di socialità. Per questo lo sport urbanism è una delle modalità sempre più utilizzate per fare rigenerazione urbana. 

Il carattere pubblico dello sport urbanism garantisce l’accessibilità (spaziale ed economica) a chiunque voglia praticare uno sport. Se siamo già abituati a vedere campi da basket o da calcetto sparsi nei parchi o nelle piazze delle nostre città, altri sport stanno emergendo. Viene espressa grande richiesta anche per discipline considerate di nicchia, come l’arrampicata, o per attività di tendenza – calisthenics in primis – che faticano però a trovare attrezzature adeguate negli spazi pubblici. 

Di quali attività parliamo, quindi, quando parliamo di sport urbanism?  

Interventi e possibili progettualità 

Un primissimo livello è la possibilità di organizzare eventi o attività sportive. Si tratta di momenti in cui la comunità si riunisce e crea connessioni, ma anche una possibilità di mettere in moto circoli virtuosi per il tessuto economico.  

Per facilitare queste occasioni, oltre che un utilizzo quotidiano, si possono riqualificare (o creare ex novo) spazi sportivi e sociali, con modalità innovative e di impatto, passando così a un secondo livello. L’innovazione può consistere nell’uso di attrezzature all’avanguardia, ma non solo. Anche attività più semplici, come l’inserimento di attrezzi “base” o perfino la sola colorazione delle superfici, oppure un insieme di una o più delle attività esposte. L’uso creativo del rivestimento colorato non migliora infatti solo l’estetica di un luogo, ma serve infatti creare il cosiddetto “place keeping”: a rendere cioè palese che certi spazi possano e debbano essere usati da chi vive lì vicino in maniera consona alla destinazione: un modo per unire bellezza e sostenibilità.  

I progetti di sport urbanism hanno inoltre il pregio di poter riunire altre funzioni all’interno di un unico spazio: aggiungendo qualche arredo diventano luoghi di aggregazione non necessariamente legati alla sola pratica sportiva e possono interessare così un target intergenerazionale.  È possibile inoltre arricchire l’area con alberi e vegetazione, creando in questo modo delle piccole oasi di benessere in città trafficate.  

Il ruolo dei brand 

Considerato il potenziale, non c’è da stupirsi se sempre più brand decidono di supportare progetti di sport urbanism.  

Il brand, insieme alle istituzioni pubbliche, realtà locali e i diversi stakeholder, ha la possibilità di diventare un «attore attivo» per la valorizzazione delle città. Con lo sport urbanism finanziato dalle aziende si genera infatti un innovativo modello «win-win» in cui il brand coinvolto nel progetto di rigenerazione urbana beneficia in termini di visibilità e di posizionamento di marca e la città ha ricadute positive e durature per gli abitanti. Ci sono già diversi esempi di sport urbanism: chi non ha mai visto il grande playground di Pigalle creato da Nike? Ma esistono anche dei casi italiani.  

Armani Exchange ha finanziato la riqualificazione di ben 5 campetti da basket pubblici a Milano, con l’obiettivo di rendere gli sport “di strada” accessibili a tutti. Allo stesso tempo, il loro rinnovamento come spazi di quartiere è un invito perché tornino ad essere luoghi di socialità per tutti gli abitanti.  

Samsung, invece, ha realizzato una “palestra” per il fitness all’interno dei Giardini Pubblici Montanelli a Milano: attrezzatura di design che può essere usata da chiunque, circondati dal verde, e guidati via app negli esercizi. 

A Roma, invece, IGT ha supportato la trasformazione del Casilino Sky Park, da tetto di un parcheggio a parco sopraelevato, in cui lo sport è protagonista. Campi sportivi di calcetto, basket, padel e skateboard, tutti valorizzati con opere di arte urbana. 

Sono contributi che dimostrano quanto i brand oggi possano agire come attori sociali, facendosi portatori dei valori di sostenibilità, benessere e cura delle comunità attraverso progetti concreti e d’impatto. 

 

TORNA ALLA PAGINA NEWS

PER APPROFONDIMENTI:

“I minori e lo sport”: presentato il rapporto nazionale, Con i bambini

How to develop urban sport by adapting the city landscape, Paysalia

Giulia Pacciardi, L’evoluzione del Pigalle Duperré Court, Collateral

Giovanna Migone, A Milano il basket è firmato Giorgio Armani: diventa sponsor per riqualificare cinque playground, La Repubblica

Casilino Sky Park website