L’architettura è un potente strumento capace di plasmare l’ambiente fisico di una città, o di una sua porzione. L’architetta statunitense Denise Scott Brown disse che: “l’architettura non può costringere le persone a connettersi; può solo pianificare i punti di attraversamento, rimuovere le barriere e rendere i luoghi di incontro utili e attraenti”. Il potere dell’architettura non è soltanto funzionale all’abbellimento, all’efficientamento o alla costruzione fisica di edifici e strutture, ma nasconde in sé il potere di creare relazioni, appunto nella sua capacità di costruire “luoghi di incontro”. È da queste premesse che nasce quella che è stata definita architettura empatica: ovvero, la capacità di architetti e progettisti di pianificare un intervento strutturale tenendo conto delle necessità di chi, quegli interventi, li attraverserà, li vivrà. Ed è questa funzione empatica dell’architettura ad essere un prerequisito fondamentale nei processi di rigenerazione urbana che tengono conto delle persone. L’architettura, e la rigenerazione urbana, hanno il potenziale per preparare il terreno per incontri casuali e interazioni sociali, di alimentare la costruzione o il rafforzamento di comunità influenzando direttamente il tessuto sociale dell’ambiente su cui agiscono. 

Per farlo, però, è necessaria una fase preliminare di ascolto: ascolto che prevede non soltanto un elenco di necessità da raccogliere, ma una loro profonda comprensione, con l’obiettivo di creare interventi strutturali non soltanto estetici o funzionali, ma capaci di elevare la dignità, l’accessibilità, l’identità e la socialità delle persone. Un approccio alla rigenerazione urbana e all’architettura non soltanto partecipativo, ma collaborativo: attraverso l’interazione, il dialogo e la comprensione. Creando così luoghi capaci sì di soddisfare requisiti pratici delle comunità, ma promuovendo al contempo un senso di identità, di proprietà e favorendo una connessione più profonda tra gli individui e il loro ambiente.  

Vediamo alcuni esempi in cui l’empatia è alla base della realizzazione di progetti di architettura empatica e di rigenerazione urbana. 

maggie's centresI Maggie’s Centres: l’architettura empatica per la salute delle persone 

Realizzati in diverse città britanniche, i Maggie’s Centres sono stati realizzati da alcuni fra i più famosi architetti mondiali. Si tratta di ambienti di supporto e di accoglienza per pazienti oncologici e le loro famiglie. Gli architetti, prima della loro realizzazione, si sono confrontanti col personale sanitario e con i pazienti per comprendere appieno come la realizzazione di questi ambienti potesse avere effetto sul benessere dei pazienti. I centri sono stati quindi realizzati in un’ottica domestica e non istituzionale, come può essere quella di un ospedale convenzionale, attraverso l’impiego di luce naturale e giardini. I centri sono accessibili a tutti, indipendentemente dalle capacità fisiche o dallo status economico, garantendo che lo spazio possa contribuire alla guarigione e alla dignità umana, aldilà delle proprie possibilità economiche.  

 

Tapis Rouge, Haiti. La rigenerazione urbana come empowerment di identità 

Tapis rouge è un progetto di spazio pubblico realizzato nel quartiere Carrefour-Feuilles, ad Haiti, un quartiere molto povero che ha subito ingenti danni dopo il tragico terremoto del 2010. All’interno del programma LAMIKA (che in haitiano significa “una vita migliore nel mio quartiere”) che ha l’obiettivo di realizzare spazi multiuso capaci di promuovere la coesione sociale.  

Tapis_rouge_haiti Il progetto è stato realizzato attraverso un approccio collaborativo, dove le comunità sono state poste al centro del processo di progettazione, e in cui l’ascolto empatico ha permesso la realizzazione di uno spazio pubblico capace di fornire, ai residenti, un senso di proprietà, di identità e di orgoglio. Strutturalmente, il Tapis Rouge è un anfiteatro all’aperto destinato all’aggregazione del quartiere. Gli anelli concentrici definiscono le aree all’interno della piazza, in cui si trovano anche attrezzi per l’esercizio fisico. Costeggiano l’anfiteatro una serie di sedute e alcuni giardini. 

Il muro che perimetra l’area è stato trasformato, grazie alla collaborazione della comunità, attraverso murales e disegni realizzati da artisti locali.  

La realizzazione partecipata dell’anfiteatro ha permesso di ridurre la criminalità dell’area, grazie al senso di comunità che, attraverso l’ascolto degli abitanti, si è riusciti a realizzare.  

 Depaving contro la cooling poverty 

La rigenerazione urbana non è soltanto aggiungere qualcosa a livello architettonico: spesso, anche togliere ha effetti positivi sulle comunità. L’esempio più immediato è quello del depaving, in cui si “toglie” cemento e asfalto per favorire la ricrescita naturale del terreno. Ma cosa ha in comune il depaving con la rigenerazione urbana e con l’architettura empatica? Uno studio condotto dall’Associazione Depave, in collaborazione con la NASA, riguardante il problema delle isole di calore nella città di Portland, in Oregon, ha dimostrato che le aree della città che maggiormente soffrivano il fenomeno erano le aree più densamente popolate e i quartieri più poveri. Un fatto che rientra nel più ampio fenomeno di cooling poverty. Attraverso gli interventi di depaving e il coinvolgimento di migliaia di volontari, Depave è riuscita ad abbassare la temperatura dei quartieri più marginalizzati con ottimi risultati, confermati dalle successive analisi condotta dalla NASA.  

depaving Le opere di depaving non hanno soltanto permesso un maggior rinfrescamento delle aree ed una vista più piacevole, ma si identificano anche come un potente strumento di giustizia climatica. A favore di quelle comunità più svantaggiate, che da anni chiedevano soluzioni ad un problema in continua crescita. L’opera di Depave conferma quindi che attraverso l’ascolto e l’immedesimazione empatica nelle problematiche degli abitanti, si può davvero partecipare al miglioramento delle loro condizioni.  

 Il programma Territorial Empathy dell’architetta Zarith Pineda 

Territorial Empathy è un programma di ricerca che intende porre le persone al centro delle città, attraverso un ripensamento degli approcci tradizionali alla pianificazione. Il programma mira ad utilizzare l’architettura e il design per rendere le città più inclusive.  

Si tratta di uno delle poche organizzazioni no-profit di design a New York specializzato in “giustizia spaziale negli spazi urbani” secondo la sua fondatrice.  

Fra i vari progetti spicca l’orto comunitario nel South Bronx, H.earth, in fase di realizzazione.  

 Si tratta di un progetto di rigenerazione di un vecchio orto comunitario che serviva a rifornire il quartiere e una cucina di mutuo soccorso per i membri della comunità in difficoltà. L’orto, prima dell’inizio dei lavori, era composto da aiuole, pannelli solari malfunzionanti, barili per la raccolta dell’acqua piovana.  

 Il nuovo orto comunitario del progetto di Territorial Empathy prevede l’incorporazione dei precedenti elementi. Al centro del giardino ci sarà un focolare, posto all’interno di una struttura a padiglione: lo spazio servirà ai membri della comunità (principalmente latino-americana) per cucinare e per coinvolgere altre persone in percorsi culturali attraverso il cibo.  

I barili per l’acqua piovana saranno sostituiti da un sistema di raccolta posizionato sul tetto, che servirà inoltre ad irrigare l’orto e le nuove aiuole. Il progetto ha svariati riferimenti alla cultura latina, e si configura come centro comunitario e di sostentamento per la comunità, aumentando inoltre il grado di sicurezza alimentare, criticamente basso nel sud del Bronx. Nonché un potente strumento identitario, attraverso appunto il valore culturale del cibo.   

Gli esempi riportati – anche se non esaustivi – dimostrano che la consapevolezza nell’ascolto delle necessità delle persone è un elemento chiave nel migliorare città, quartieri, strade o parchi. L’approccio empatico alla rigenerazione urbana può davvero cambiare il modo di vivere le nostre città. Per riuscirci, però, è necessario un percorso collaborativo e la capacità di saper ascoltare bisogni e necessità.  

 

[Torna alla pagina news] 

Per scoprire di più:  

The Architect’s Newspaper – Territorial Empathy spearheads inclusive and community-driven design with new community garden project in the South Bronx 

Territorial Empathy – H.earth 

Arch Daily – The Architecture of Social Interaction 

Arch Daily – How Maggie’s Centres Help Cancer Patients Find Strength from Within 

Arch Daily – Designing with Empathy: Architecture for Social Equity  

Arch Daily – Tapis Rouge public space in an informal neighborhood in Haiti / Emergent Vernacular Architecture (EVA Studio) | ArchDaily