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Sempre più spesso gli spazi urbani vengono caratterizzati da opere di street art da parte di artisti e ormai consideriamo questo elemento come parte integrante del paesaggio urbano. L’arte urbana è infatti da sempre uno strumento in grado di stimolare l’interesse e il dibattito nella società in cui viviamo. Nel fare questo, spesso aggiunge anche una caratterizzazione distintiva allo spazio pubblico, con cui i cittadini interagiscono. Per questo murales e graffiti vengono considerati veicolo ed espressione di identità.  

Allo stesso tempo l’interazione con il digitale è ormai una condizione necessaria per fruire in modo efficace delle città. Si tratta quasi di una conseguenza “fisiologica” quindi il fatto che arte urbana e digitale si incontrino e si fondano.

L’uso del digitale in generale e, in particolare, della realtà aumentata è diventato comune negli ultimi anni, con street artisti che creano murales animati ovunque nel mondo. Ma c’è veramente qualcosa di positivo in questa tendenza? 

Potenzialità della combinazione arte urbana-digitale

Ciò che rende la street art così unica è il suo essere effimera. Può essere cancellata o rimossa in ogni momento. Oggi, il tema della sua conservazione si pone con maggiore frequenza, perché viene riconosciuta come veicolo di identità e portatrice di memoria storica. Che come tale merita di essere salvaguardata e trasmessa ai posteri. Il digitale può rispondere in parte a questa nuova esigenza, documentando le opere, sia per trasmetterle al futuro sia per necessità di studio e restauro. 

Allo stesso modo, essendo una forma d’arte che da sempre si colloca al limite tra il legale e l’illegale (per questo spesso sottoposta a rimozione), il digitale può preservarne l’esistenza e la fruibilità oltre la cancellazione materiale.  

Un’altra potenzialità racchiusa nel digitale è quella di consentire l’accessibilità dell’opera non solo agli abitanti di un luogo, ma estenderne la fruibilità a livello globale creando un legame tra locale e globale.

Un ultimo aspetto, che tra l’altro è anche il più interessante, è che, con la realtà aumentata, si può arricchire e perfino stravolgere l’esperienza artistica, permettendo una fruizione immersiva e interattiva che può combinare suono, video e immagini in un’unica esperienza. 

 “ARlines of the City”: fruizione globale e tutela 

Nel 2017, l’amministrazione di San Paolo (Brasile) ha scelto di “ripulire” i muri cittadini da murales e graffiti. Per rispondere a questa decisione, l’artista Giovanna Graziosi Casimiro ha deciso di ricollocare virtualmente le opere più significative – artisticamente e socialmente – su altri muri.  

Dopo una mappatura in loco, le opere sono state restituite alla collettività grazie alla realtà aumentata, sui muri di Boston, Vienna e Chicago. Un esperimento che non solo ha permesso di salvare dalla distruzione e dall’oblio delle espressioni creative, ma anche di far conoscere l’arte urbana brasiliana in altri luoghi. Un vero e proprio scambio culturale e visuale tra diverse città.  

“Immaginare Genova”: coinvolgimento e immaginazione collettiva 

Il progetto, promosso da Bepart, ha invitato i giovani ad immaginare il futuro della città e ad esprimere le proprie speranze e visioni in un museo diffuso a cielo aperto. Il valore di questa iniziativa sta proprio nel suo essere partecipata: come vedono la città gli adolescenti che ci vivono? E come se la immaginano nel futuro? Le risposte sono state espresse attraverso dei grandi poster che, una volta inquadrati, si animano e restituiscono una visione per il futuro. 

Una riflessione collettiva, che vuole restituire un ruolo attivo ai più giovani nell’immaginare lo sviluppo dello spazio urbano. L’arte diventa quindi un processo di apprendimento e di crescita, uno strumento di partecipazione e trasformazione dello spazio pubblico. 

A completare l’esperienza, sono stati organizzati dei tour guidati nei quartieri, così che queste suggestioni non rimangano confinate ma contribuiscano a riattivare la conversazione sulla città. 

Il MAUA: identità e partecipazione 

Il Museo di Arte Urbana Aumentata, sempre curato da Bepart, è il primo museo a cielo aperto che “espone” opere di street art in realtà aumentata: più di 1.200 opere. Tutto è iniziato da una riflessione sulle logiche, troppo spesso economiche ed effimere, legate al Fuorisalone di Milano e dalla volontà di costruire invece un’opera collettiva e identitaria. Coinvolgendo i diversi attori del territorio – designer, ricercatori, aziende, associazioni e musei – è stato avviato un processo di rigenerazione urbana partecipato dai cittadini. Il risultato è un percorso attraverso cui è possibile scoprire la storia della street art ma anche dei quartieri spesso ignorati. 

Il progetto si è esteso anche a Torino, in cui la logica partecipativa è ancora più evidente: le opere di arte urbana già presenti sono state mappate da giovani studenti, supportati da docenti di fotografia. È un esperimento che viene definito di “curatela diffusa” e che ha permesso anche di creare itinerari culturali inediti, in zone spesso poco valorizzate o periferiche. A partire dalla mappatura, dei creativi hanno trasformato le opere materiali in lavori digitali, in modo che la fruizione avvenga su un doppio livello: quello analogico, di scoperta della ricchezza del territorio, e quello digitale, che permette una lettura ulteriore grazie alla realtà aumentata. 

Questi esperimenti ci aprono a nuove possibilità: il digitale in generale e la realtà aumentata possono essere dei modi efficaci per creare, ricollocare, diffondere e conservare opere d’arte urbana, promuovendo il coinvolgimento sociale e culturale nelle città. 

 

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PER APPROFONDIMENTI:

Augmented Reality And Street Art: Social And Cultural Engagement In The City, ARTVIVE

Nickolas Menescal, Augmented reality graffiti & AR street art, Basa Studio

Vatsala Sethi, Immersive public art redefining our relationship to public spaces, StirWorld

Valentina Vacca, Realtà aumentata e street art, Unclosed

MAUA Museum website

Bepart, Immaginare Genova