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Idealmente, camminare è uno stato in cui la mente, il corpo ed il mondo sono allineati.

Rebecca Solnit

 

Nell’attuale ecosistema sociale, che produce ogni anno più di 70 milioni di automobili, camminare rappresenta una pratica e un modo di pensare sempre più necessari. Costituisce una prospettiva olistica alla convergenza tra teoria e pratica, rivelando un dialogo e uno scambio tra arte, architettura, studi urbani, sostenibilità, ecologia e tecnologia.

In particolare, le città racchiudono stimoli ancora poco espressi, per viverle ma anche per progettarle. Francesco Careri, professore e co-fondatore di Stalker, workshop interdisciplinare di arte e architettura, ragiona su questo tema da anni, partendo da questa domanda: è possibile avere architettura senza l’oggetto architettonico, senza trasformazioni fisiche degli spazi? Per darsi una risposta ha iniziato a camminare per le città, usando il proprio corpo come uno strumento per portare attenzione su territori non visti né compresi.

Il camminare così inteso viene caricato di un significato simbolico e rituale, diventa una pratica collettiva attraverso cui costruire relazioni. Bisogna essere consapevoli e pronti a “perdere” tempo, dice Careri, capaci anche di fermarsi in un mondo che spesso non ci autorizza a farlo.

In controtendenza rispetto a un sistema di produzione architettonica standardizzato, Careri suggerisce di partire da quello che già si trova nei luoghi e di innaffiarlo come dei giardinieri, per fare crescere ciò che è già in seme. Ciò che davvero fa la differenza è saper ascoltare, essere presenti e in contatto con chi vive i luoghi stessi.

L’esperienza di Careri, raccolta nel suo libro Walkscapes. Camminare come pratica estetica, si inserisce in una tradizione consolidata. Il camminare come pratica artistica ha una storia che si è sviluppata nell’ultimo secolo, in un crescente bisogno di connettersi con il potenziale delle città e riconnettersi con la natura, dentro e fuori dal tessuto urbano. Un esempio recente è rappresentato dal progetto The Walks di Rimini Protokoll, una serie di passeggiate urbane guidate da registrazioni audio che invitano ad interagire con l’ambiente circostante. I luoghi diventano scene teatrali con l’accompagnamento di voci, rumori e musica.

In quest’ottica, camminare racchiude un potenziale creativo e la possibilità di costruire comunità: può rappresentare il primo passo per approcciarsi a interventi di rigenerazione che nascano dall’ascolto dei cittadini.

 

 

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PER APPROFONDIMENTI:

Francesco Careri, Walkscapes. Camminare come pratica estetica, Einaudi, 2006

urbanNext, Immaterial Architecture: The Power of Walking

Connecting Cultures, Stalker/On. Campus Rom

Herman Bashiron Mendolicchio, Walking. The creative and mindful space between one step and another, interartive

Rimini Protokoll, The Walks

Photos by: Mette Kostner, Timon Studler, Dustin Tramel on Unsplash