[3 minuti di lettura]

 

Si è conclusa da poco la Design Week 2022, nelle sue due anime del Salone del Mobile e del Fuorisalone. I numeri parlano di un ritorno quasi completo a livelli pre-pandemici, con 2.200 espositori, 800 eventi diffusi nei quartieri e una stima di 400.000 visitatori. Per un evento che spesso è stato definito come fiera dell’effimero, qual è stata però l’attenzione verso una sostenibilità ambientale e sociale? 

La sostenibilità è stata il criterio principe di valutazione dei progetti, come afferma Laura Cappello, assessora al lavoro e allo sviluppo economico. L’attenzione viene posta soprattutto sui materiali impiegati negli stand e nelle installazioni, mettendo in gioco soluzioni virtuose tra raccolta differenziata, riuso e trasformazione dei materiali e riallestimento delle opere in altre sedi. Esempi di ricollocamento in spazi più o meno pubblici sono la sistemazione della Floating Forest realizzata dallo studio di Stefano Boeri per Timberland al vivaio Peverelli, o del verde sul ponte Merini nel Municipio 6. O ancora Wandering Fields, installazione dello Studio Ossidiana, in cui i partecipanti si sono presi materialmente cura di un terreno, che verrà trasportato nel parco Trotter e donato come opera di design pubblico. 

Si tratta sicuramente di iniziative che vanno nella giusta direzione, seppur sporadiche. Perché però non pensare ad installazioni che possano rimanere ai cittadini e che ne migliorino la qualità della vita, in quartieri che ne hanno bisogno? 

Negli ultimi anni il Fuorisalone si è spinto nelle periferie e nell’hinterland milanese, da Baggio a Baranzate, restituendo loro una centralità che tuttavia rimane effimera. Come ammette Stefano Boeri, “si tratta di spazi conquistati che non possono attendere un altro anno prima di tornare ad animarsi.” Se intendiamo le città come la connessione tra comunità (civitas) e architetture (urbs), l’evento simbolo del design, che vuole progettare e realizzare soluzioni orientate al futuro, potrebbe fare la differenza nel ripensare la vivibilità dei luoghi e la costruzione di comunità intorno ad essi. 

Eventi come questo portano un innegabile beneficio alla città, economico, di status e di spinta propulsiva all’innovazione. Tuttavia è necessario che si generi anche una risonanza culturale non transitoria, perché i cambiamenti che dobbiamo affrontare sono anche culturali. Che differenza farebbe se gli enormi investimenti fatti per opere temporanee si trasformassero in un impegno sistematico su opere durevoli che attivino la città come luogo di comunità? 

Negli anni sono state portate avanti delle analisi sul contributo dei grandi eventi alla città, particolarmente visibile nel caso di grandi eventi sportivi come le Olimpiadi o tematici come gli Expo. In particolare, si evince che incorporare eventi nella rigenerazione a lungo termine di una città, coinvolgendo la comunità locale nei processi culturali, è un fattore che assicura la sostenibilità culturale e sociale degli eventi stessi. Milano ha già dato segnali in questo senso, con la conversione del grande polo Expo in MIND Milano Innovation District. Con la Design Week, però, c’è la possibilità di essere tra i primi a rendere queste operazioni mirate, basate sull’ascolto e soprattutto sistematiche, data la sua ricorrenza annuale.

Partendo dunque dalla suggestione offerta da Boeri, la proposta è quella di una “chiamata alla città” nella sua globalità perché eventi come questo diano lasciti permanenti, perché il tutto sia pensato e realizzato fin dall’inizio per migliorare il territorio, perché nulla venga “sprecato”. In un’ottica non solo di sostenibilità, ma anche di rigenerazione urbana.  

TORNA ALLA PAGINA NEWS

PER APPROFONDIMENTI:

Giacomo Valtolina, Design week a Milano, dove finiscono le installazioni del Fuorisalone? Vivai, parchi, università (e legna da camino), Corriere della Sera

Giacomo Valtolina, Il design ha perso «l’effetto folla»? Boeri: «Eventi diffusi e quartieri emergenti, la città sembra meno piena», Corriere della Sera

Andrea Senesi, Design week Milano, Alessia Cappello: «Troppo traffico, i grandi eventi devono essere più sostenibili», Corriere della Sera

Deyan Sudjic, Il Salone ha ancora senso?, Domus

Walter Mariotti, Quel che resta del Salone 2022, Domus

Paolo Casicci, Il FuoriSalone dopo il FuoriSalone, che cosa resta da vedere in città dal 13 giugno, Interni Magazine

Yi-De Liu, Event and Sustainable Culture-Led Regeneration: Lessons from the 2008 European Capital of Culture, Liverpool

MIND Milano Innovation District website

Photos by Alessandro Ranica, Nick Hillier, Steve Johnson on Unsplash