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Fino a qualche tempo fa una buona gestione dell’ordinario era sufficiente a garantire un corretto ed efficiente sviluppo delle città, ma ormai non è più così.
Il “sistema città” deve evolvere, focalizzarnsosi su termini più ampi per gestire l’inevitabile declino e la trasformazione di intere aree. Si tratta infatti di un cambiamento di paradigma dettato da nuove logiche industriali e commerciali sulle quali si è poi, recentemente, innestata una situazione di pandemia che ha sconvolto gli tutti equilibri pre-esistenti.
Ciò ha comportato la necessità di andare oltre quelle che erano considerate le “buone pratiche”, ovvero l’uso più efficiente delle risorse e la riduzione, anche significativa, dei consumi. Tutto questo come si traduce in un progetto di rigenerazione urbana?Ci sono una serie di approcci e soluzioni concrete che le città stanno applicando in settori essenziali dell’ambito urbano: energia, trasporti, miglioramento degli ecosistemi urbani, utilizzo più efficiente delle risorse e adozione e promozione di sistemi alimentari sostenibili (ad es. orti urbani e politiche antispreco).

Tuttavia per riuscire a operare un cambiamento reale, questo tipo di azioni non dovrebbe essere efficace sotto il profilo solo squisitamente “tecnico”, ma anche rispondere a una serie di pre-requisiti e condizioni sia sociali che istituzionali. 
Diventa fondamentale anche il livello di collaborazione e condivisione dei cittadini, non solo con il fine di supportare e facilitare la realizzazione dei piani di rigenerazione stessi, ma anche come fonte di creatività e innovazione sociale. È infatti necessario che le città favoriscano l’adozione di comportamenti virtuosi sia tra i cittadini che all’interno delle amministrazioni della città. Ciò è una condizione essenziale per la sostenibilità degli interventi di rigenerazione urbana. Progetti di rigenerazione sempre più complessi e multidisciplinari richiedono infatti ai responsabili politici a livello cittadino (e non solo) di apprendere (e comprendere) modalità più efficaci di lavoro superando divisioni settoriali e confini amministrativi. Inoltre, tutte queste misure sociali e istituzionali, possono ricevere grande impulso dalla scelta di procedere con progetti pilota o laboratori urbani dove sia i decisori politici che gli attori locali (in particolare i residenti) vengano incoraggiati a pensare fuori dagli schemi e testare nuovi approcci e soluzioni a problemi ritenuti magari “endemici”.

Le sfide sempre crescenti poste dal finanziamento della rigenerazione urbana sostenibile richiedono sempre più di unire risorse pubbliche e private, pur mantenendo fermi gli obiettivi originari.
In alcuni casi, la limitata disponibilità di denaro pubblico da investire nella rigenerazione rende ancora più importante coinvolgere il settore privato per ottenere i finanziamenti necessari.

Risulta Infine di cruciale importanza considerare attentamente le differenti situazioni geografiche, storiche, economiche e politiche.
Ci sono città in Italia che hanno un tessuto urbano “fertile”, che hanno magari già adottato diversi progetti di rigenerazione urbana, e invece altre che devono ancora far propri gli elementi base per lo sviluppo di progetti di questo tipo. A seconda del livello, magari anche intermedio tra questi “estremi, è necessario valutare bene opportunità e risposte che ciascun agglomerato urbano può, e deve, affrontare e anche le modalità con cui procedere.Cosa possono fare quindi operativamente le città?
“Sustainable regeneration in urban areas” UrbanAct II dell’UE suggerisce alcuni principi generali utili per agevolare lo sviluppo delle aree cittadine in un’ottica di rigenerazione urbana sostenibile.1.  Favorire un approccio che vada a (ri)costruire con lo scopo di (ri)collegare gli stili di vita urbani con le questioni ambientali.2.  Integrare soluzioni tecniche e infrastrutturali con misure socio-economiche per affrontare efficacemente ambiti vulnerabili e disuguaglianze.3.  Implementare schemi di pensiero e azione interdisciplinari/interdipartimentali all’interno delle amministrazioni cittadine per riuscire a sviluppare soluzioni olistiche.4.  Incoraggiare, in maniera proattiva, il coinvolgimento dei residenti, non solo per convalidare/accettare le politiche urbane, ma come fonte di creatività, innovazione sociale, assegnando un ruolo guida alle comunità.5.  Sviluppare progetti pilota co-prodotti o in modalità di laboratorio urbano per favorire proposte fuori dagli schemi e una sperimentazione di nuovi approcci e soluzioni che siano replicabili anche in contesti complessi.6.  Per le città che hanno un tessuto urbano “fertile” (e hanno magari già adottato diversi progetti di rigenerazione urbana): continuare a migliorare le proprie politiche coinvolgendo i residenti e le parti interessate nella considerazione di scenari di rischio futuri. Un punto fondamentale è la necessità di riuscire a condividere quanto appreso (nel bene e nel male) con le città “in via di sviluppo”.7.  Per le città che invece devono ancora far propri gli elementi base per lo sviluppo di progetti di rigenerazione: cercare soluzioni per il contesto specifico, integrando nel contempo lezioni utili apprese da altri contesti. Approfondire la comprensione di tutte le componenti attive nel contesto urbano sulla portata delle sfide future. Cercare attivamente opportunità per imparare non solo dalle città che sono più “avanti”, ma anche da altre città “in via di sviluppo” che affrontano questioni simili.8.  Trattare la sostenibilità come un processo a lungo termine, che richiede quindi un impegno continuo da parte di tutte le parti interessate: politica, amministrazione pubblica e cittadini.

Come si evince, quindi, si possono sintetizzare delle indicazioni di massima pratiche che possono servire da guida per i diversi tipi di area urbana nello sviluppo in termini di rigenerativi.
Ovviamente si tratta di stimoli sui quali poi si innesta la capacità e la volontà di tutte le parti interessate (pubbliche, private e cittadinanza) per una corretta progettazione e riuscita delle attività in questione.

 

PER APPROFONDIMENTI:
Harriet Bulkeley, “Urban sustainability: learning from best practice?“, Environment and Planning A 2006 volume 38, pages 1029 -1044.
AAVV, Sustainable regeneration in urban areas, URBACT II capitalisation, April 2015.
James Evans, Phil Jones, “Rethinking Sustainable Urban Regeneration: Ambiguity, Creativity, and the Shared Territory, Environment and Planning A 40(6):1416-1434, June 2008.
Di Andrea Colantonio, Tim Dixon, Urban Regeneration an Social Sustainability: Best Practices from European Cities, Wiley-Blackwell, 2010
Kerstin Hoeger, “Brandhubs: European Strategies of Corporate Urbanism“, 4th ISUU: The European Tradition in Urbanism – and its Future, TU Delft, 2007