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Città” e “gioco”: che immagini ci vengono in mente quando sentiamo queste due parole accostate? Sicuramente quella di un parco giochi nel verde, popolato da bambini e famiglie. O un campetto sportivo in cui si riunisce un gruppo di giovani. Perché invece non portare il gioco fuori dai luoghi preposti? Perché non intenderlo come un modo per connettere le persone tra di loro (e con gli spazi che abitano)? 

Le nostre città sono disegnate come macchine di produttività, in cui le aree di lavoro e di gioco sono separate in modo rigido. Confinate ad un uso infantile, pratiche vitali come il gioco sono raramente integrate nello spazio pubblico e accessibili a tutti. Impulsi umani universali – esplorazione, immaginazione – vengono in questo modo limitati. Del resto il nostro benessere fisico, emotivo e mentale è influenzato dal luogo in cui viviamo e dalle relazioni che lo percorrono. Uno studio basato sui dati dell’app Mappiness rivela che i livelli di felicità sono inferiori in ambienti altamente urbanizzati e asettici. La nostra vita può beneficiare quindi di un approccio leggero e di interazione giocosa con lo spazio che abitiamo. 

Il gioco può essere un primo passo per un coinvolgimento attivo con la città. Implica infatti partecipazione e interagire con lo spazio pubblico è il primo passo per riappropriarsene. Non solo. Le relazioni che si intrecciano in questi luoghi stanno alla base della costruzione di spazi significativi per le comunità. Si tratta quindi di una relazione reciproca: la città come luogo per creare interazioni attraverso il gioco; il gioco per dare significato ai luoghi della città. 

Se le aree preposte al gioco sfumassero nel tessuto urbano, si potrebbero creare ambienti di inclusione, partecipazione intergenerazionale e diversità culturale. Alcune città hanno già da tempo messo in atto interventi che promuovono la creazione di legami e connessioni nella comunità.

1. 21 Swings, Montreal. Una installazione musicale e un esempio di gioco collaborativo. Ventuno altalene compongono un grande strumento musicale: ogni altalena produce le proprie note, ma melodie più complesse si possono comporre solo attraverso la cooperazione.

2. Hello Lamp Post, Bristol. Un progetto che invita i passanti a conversare con gli oggetti che incontrano per strada: un lampione, una cassetta della posta. Le persone vengono incoraggiate a lasciare messaggi, storie, memorie che verranno condivise con gli utenti successivi. Un modo per creare connessioni, ma anche per restituire familiarità agli oggetti nello spazio pubblico. 

Non a caso questo approccio possa favorire un atteggiamento di stupore nei confronti dei luoghi che frequentiamo quotidianamente. È un modo per rompere la monotonia quotidiana nel rapporto con gli spazi. Un paio di esempi di questa modalitò sono:

1. Sidewalk trampolines, Copenhagen. Cinque trampolini inseriti nel marciapiede sorprendono i pedoni lungo il loro tragitto. Innescano interazioni spontanee e giocose, invitando a fermarsi anche solo per fare qualche salto sulla via del lavoro o di casa.

 

2. Playground, Marsiglia. Un segnale stradale e un cestino sono stati convertiti in una cesta da basket. Azioni comuni, come quella di buttare la spazzatura, possono così essere affrontate con spensieratezza e ironia. Qualsiasi spazio può essere reso più gradevole e giocoso.   

 

 

 

Anche in ambito digitale sono stati sviluppati esperimenti innovativi come il bot Twitter autoflâneur. Il profilo genera ogni ora nuove indicazioni che permettono di perdersi nelle città e di farne esperienza in modi sempre diversi. 

È importante tenere a mente questi spunti quando immaginiamo e rigeneriamo spazi pubblici perché questi siano divertentii e stimolanti. 

 

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PER APPROFONDIMENTI:

Playable City website

Ankitha Gattupalli, Placemaking through Play: Designing for Urban Enjoyment, ArchDaily

Ira Sanyal, Bringing Play to Public Spaces, Medium

Musical Swings, Daily Tous les Jours

Hello Lamp Post, Pan Studio

Sidewalk trampolines, Trending City

Playground, The Wa

Autoflâneur, Harry Josephine Giles

Photos by: Kyung Roh, Daily tous les jours, Pan Studio, runningwhitehorse, Antoine Rivière