In passato, l’espansione urbana e la conformazione delle città europee, si è basata sulle necessità di uno specifico target sociale, lasciando indietro grosse fette di popolazione. Oggi, la presa di coscienza verso una maggiore inclusività per diverse fasce della popolazione costringe ad un ripensamento nella conformazione delle nostre città e dei suoi servizi.

Abbiamo già scritto, in passato, di come una città debba essere in grado di rispondere alle esigenze sia della popolazione più anziana, sia di quella più giovane. Anche le donne e le bambine necessitano di un urbanismo capace di rispondere ai loro specifici bisogni. Tuttavia, non si tratta di cambiare le città secondo un “target” specifico (donna, bambini, anziani, uomini), ma secondo una visione più ampia ed inclusiva. Le città del passato sono costruite secondo «un format, a un’abitudine nel modo di concepire le strutture urbane, a un’inerzia del pensiero, a un limite della visione propria di chi è al comando.secondo Elena Granata, autrice de “Il senso delle donne per la città”. Oggi, invece, è necessaria una visione interstiziale capace di garantire a tutte le persone le condizioni migliori per potersi spostare e vivere liberamente nella propria città.

E per farlo, è necessario prima capire le criticità da affrontare. Attraverso l’ascolto.

vienna_genderGli ambiti su cui agire e alcuni esempi

Sono molteplici gli ambiti di intervento su cui è possibile agire per rendere una città, un quartiere e più in generale lo spazio pubblico, capace di rispondere alle necessità della popolazione femminile.

Uno fra questi è l’illuminazione. Zone buie o mal illuminate rappresentano una delle maggiori preoccupazioni per le donne, aumentando i timori per aggressioni e violenze. Arup riporta che, negli Stati Uniti, la riduzione dei costi condotta attraverso la diminuzione dell’illuminazione è coincisa con un aumento delle molestie e della violenza nei confronti delle donne. Per ovviare a questo problema, secondo la scrittrice Leslie Kern, sarebbe opportuno trovare un equilibrio sulle zone in cui poter spegnere l’illuminazione, attraverso la consultazione di quei gruppi sociali che potrebbero essere colpiti negativamente da queste decisioni. Così come l’impiego di sensori di movimento o l’illuminazione a led a basso consumo. In questa direzione, stanno facendo bene le città di Vienna e Umea, in Svezia. Nella capitale austriaca, sono più di 60 i progetti di rigenerazione che coinvolgono, direttamente nella progettazione, donne e ragazze: “hanno ridisegnato parchi, attraversamenti pedonali, allargato marciapiedi e riattivato aree che magari erano completamente devitalizzate”. Perché, ovviamente, non è solo questione di luce. Marciapiedi, attraversamenti pedonali ben segnalati sono fondamentali, soprattutto per quelle donne – ma anche per anziani, bambini o per chi si trova in una condizione di mobilità ridotta – con passeggini o bambini al seguito. Anche la socialità fa da scudo contro il pericolo di violenze, rendere un quartiere o una strada più viva e vivace, significa anche renderla più sicura per tutte e tutti. Nasce da questo presupposto Lev!, il tunnel di Umea, un passaggio pedonale e ciclabile lungo 80 metri. Il design è stato realizzato per favorire l’inclusività e la sicurezza. Gli angoli smussati assicurano visibilità, così come l’illuminazione naturale. Mentre le opere d’arte e le installazioni partecipano a rendere il luogo un’attrazione turistica, rendendolo vivo e frequentato.

Lev_Umea_TunnelUn altro tema cruciale, verso una maggiore inclusività delle donne, è rappresentato dalla mobilità. La ricerca di Arup riporta che uno studio condotto su 28 città globali rileva che le donne hanno il 10% in più di probabilità di sentirsi insicure in metropolitana, il 6% sugli autobus. Analogamente nelle stazioni. Per ovviare a questo problema, a Quito, in Ecuador, gli operatori del trasporto pubblico hanno realizzato in vetro trasparente i corridoi che collegano le aree d’attesa ai mezzi pubblici. Così come a Las Vegas, la commissione regionale del Nevada ha installato e aggiornato i sistemi di illuminazione in circa 1400 fermate. Aumentando il grado di sicurezza delle donne.

Le iniziative in Italia

Anche l’Italia, seppur in ritardo, si sta muovendo verso la creazione di progetti che mirano ad aumentare il sentimento di sicurezza per le donne e, di conseguenza, per tutte le fasce di popolazione che possano sentirsi escluse o insicure. E la chiave è sempre l’ascolto.

L’iniziativa “Spatium Urbis” promossa dalla Commissione Pari Opportunità del comune di Roma intende raccogliere punti di vista sulla città che possano cambiare lo spazio urbano in un’ottica di genere. «Una città delle donne è un vantaggio per la collettività intera, in termini di luoghi ad accessibilità sicura, vivibilità e convivenza democratica». L’iniziativa romana trae diretta ispirazione dall’esempio di Milano. Sex and the City è un’associazione di promozione sociale che osserva la città da un punto di vista di genere, realizzando progetti – sia teorici che pratici – in un’ottica di co-progettazione e di ascolto, sotto la lente della giustizia femminile. Nel 2024 hanno pubblicato “Libere, non coraggiose. Le donne e la paura nello spazio pubblico”, una ricerca capace di dimostrare il ruolo della pianificazione urbana nell’affrontare la paura delle donne che attraversano la città. Sempre da Sex and the City nasce la ricerca Milano Gender Atlas, commissionata da Milano Urban Center. Il lavoro si propone di “decostruire lo spazio urbano contemporaneo milanese attraverso lenti di osservazione specifiche che consentano di leggere le risposte offerte alle esigenze delle donne e delle minoranze di genere”.

Il cambiamento delle città, verso una maggiore capacità di rispondere alle necessità delle donne – e, così facendo, di tutte le persone – non può che avvenire secondo una «pianificazione dell’ascolto, del coinvolgimento degli abitanti, di una razionalità incrementale che procede per luoghi e progetti”. E questo, è il significato più alto di rigenerazione urbana, condotta attraverso la lente dei bisogni di tutte le persone che vivono la città, i suoi quartieri e le sue strade. Rigenerazione urbana che può essere condotta anche in scala minuta, attraverso piccoli interventi “tattici”, così come alcune donne hanno già fatto: «escluse dalla pianificazione urbanistica si sono dedicate alla scala minuta, granulare, del design dell’abitare e della vita quotidiana, progettando spazi di prossimità e di benessere». Un po’ come Jane Jacobs, che ha fatto dell’osservazione delle “questioni semplici e comuni”, dei quartieri, delle strade e dei parchi, il metodo per “un’educazione urbana e una progettazione incentrata sulle esigenze della comunità”. Ed è questo metodo che va incentivato, per rendere le nostre città capaci di rispondere ai bisogni di tutte le persone.

 

[Torna alla pagina News]

Per scoprire di più:

Brand for the City – Città della Longevità: un processo evolutivo dello spazio urbano

Brand for the City – Rendere le città più inclusive per i bambini

Elena Granata – Il senso delle donne per la città, Einaudi

Arup – Cities Alive: Designing cities that work for women

Economiacircolare.com – Città femministe come nuovi mondi urbani e naturali. Intervista a Leslie Kern

Il Fatto Quotidiano – “La paura nello spazio pubblico esclude le donne e le limita. Dobbiamo cambiare le città (dalle luci alla gestione della notte): ecco come”

Smart City Sweden – Umeå builds for everyone and attracts gender equality tourism

Comune di Roma – “Spatium urbis”, indagine per uno spazio pubblico vivibile e sicuro

Sex and the City

Doppiozero – La città delle donne

Elle Decor – Jane Jacobs, l’attivista americana che ha cambiato il modo di guardare le città