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Una risposta tempestiva ed economica alla mancanza di spazi. Un miglioramento sia estetico che sociale delle nostre città. Una soluzione in grado di aumentare la biodiversità cittadina, di creare nuove piccole oasi contro le isole di calore. Si tratta dei pocket park, i giardini tascabili. Piccoli spazi verdi, che – come vedremo negli esempi riportarti in seguito – possono prendere forma da libere iniziative dei cittadini, delle amministrazioni, o di una loro collaborazione, spesso anche con i brand.

La loro particolarità è che le ridotte dimensioni ne permettono l’inserimento in piccoli spazi residuali del tessuto urbano. In linea con i principi dell’urbanistica tattica, si tratta di trasformare tutti quegli spazi sottoutilizzati delle città in nuovi luoghi di socialità e inclusione. Di dotare le metropoli di spazi verdi che – oltre a migliorare la qualità della vita dei cittadini – partecipano a mitigare gli effetti del riscaldamento climatico.

Secondo un articolo del Guardian, che riprende una ricerca del Global Centre for Clean Air Research (GCCAR), diverse tipologie di spazi verdi urbani (dai pocket park ai giardini botanici) hanno tutte in comune quello di partecipare all’abbassamento delle temperature delle strade e dei quartieri, con una media di 5°.

Sono diverse le città che stanno progettando o hanno già implementato l’inserimento di diversi piccoli parchi nel loro tessuto urbano. Qui ne presentiamo tre, con l’auspicio che questa pratica possa trovare spazio in molte altre città.

brand urbanismLondra e il progetto 100 Pocket Parks

È parte del più ampio programma London’s Great Outdoor. L’obiettivo era di rigenerare spazi verdi, alcuni argini del Tamigi, piazze, strade della capitale inglese e il progetto ha previsto anche la realizzazione di 100 pocket parks. I piccoli parchi sono stati realizzati sfruttando aree sottoutilizzate della città. L’obiettivo, raggiunto, è stato quello di migliorare la vivibilità dei quartieri e garantire ai cittadini un facile accesso alle aree verdi. L’attività ha coinvolto 26 quartieri, con la partecipazione attiva di associazioni green e cittadini. Confermando che le migliori iniziative per migliorare le nostre città non possono precludere un coinvolgimento attivo del territorio e di chi lo vive quotidianamente. I parchi hanno permesso ai cittadini di sperimentare un rinnovato senso di comunità, venendo coinvolti attivamente nella manutenzione dei giardini. Inoltre, rappresentano anche uno spazio intimo e comunitario, in cui la gente può rifugiarsi dal caos metropolitano, socializzare, riposare. Prendere una boccata d’aria fresca.

La Bangkok 15 minutes Pocket Parks Initiative

Bangkok ha fuso due dei principali “trend urbani”, ovvero, quello della città dei 15 minuti e quello relativo all’aumento degli spazi green all’interno delle città, creando il programma Bangkok 15 minutes Pocket Parks Initiative.
La città intende dotarsi di 500 nuovi piccoli parchi, raggiungibili dai cittadini nell’arco di 15 minuti, o percorrendo una distanza massima di 800 metri. Cento di questi sono già stati realizzati e i cittadini ne sono entusiasti. Come riporta un articolo del Bangkok Post, i cittadini sono contenti di poter praticare sport o semplicemente di potersi recare in un parco facendo soltanto pochi passi.

Il progetto, in fase di realizzazione, non si basa esclusivamente sulle risorse e l’impegno dell’amministrazione. È stata infatti creata una piattaforma centralizzata (We Park) in cui i cittadini e i brand del settore privato possono prendere parte sia alla progettazione dei pocket park, sia alla loro successiva manutenzione e cura. Secondo l’amministrazione il coinvolgimento del settore privato non è solo auspicabile, ma gradito. Cosa che è già accaduta. Un importante brand della città ha donato un parco alla cittadinanza, mentre altri si stanno attivando per fare lo stesso.

Quello di Bangkok è un esempio di come il brand urbanism, unito alla condivisione e partecipazione della cittadinanza possa davvero migliorare le nostre città.

Le “oasi tattiche” di Atene

La città di Atene ha lanciato il programma “Adotta la tua città”, un’iniziativa che mira a coinvolgere cittadini, brand e associazioni a sostenere, anche economicamente, il miglioramento del profilo urbano della propria città. In quest’ottica, un impulso importante proviene proprio dalla realizzazione dei pocket park. Perché? Perché la realizzazione dei parchi tascabili è veloce, necessita di poche risorse e, come già detto in precedenza, può sfruttare tutti quegli spazi inutilizzati o abbandonati della città. Migliorando così il profilo urbano delle città e la qualità della vita delle persone.

Oltre ai tangibili vantaggi già descritti, secondo gli amministratori di Atene, la realizzazione dei pocket park rappresenta anche un’opportunità in termini di inclusione e sicurezza. Infatti, è stato dimostrato che la realizzazione di questi piccoli parchi ha migliorato la sicurezza della città. La loro frequentazione da parte della cittadinanza rappresenta un presidio di sicurezza e partecipa a far diminuire l’incidenza di crimini. Che, spesso, avvengono in quegli spazi delle città poco vissuti e utilizzati.
L’impatto dei pocket park ha anche dei risvolti positivi in termini di inclusione sociale. È stato riscontrato che le persone – specie quelle più anziane – possono combattere la solitudine frequentando i nuovi spazi verdi nati all’interno della città.

Non mancano le critiche

Il fenomeno dei pocket park, e più in generale la corsa a rendere le nostre città più green ha anche attirato alcune critiche. Fra le tante, c’è quella del mondo accademico. Il sociologo e ricercatore Des Fitzgerald, attraverso il sottotitolo del suo libro The living City, lancia una provocazione: Why cities don’t need to be green to be great? La tesi, condotta dal sociologo, sostiene che la grande corsa verso un’urbanizzazione green rischia di distrarre da questioni più complesse. Come, ad esempio, la disuguaglianza in termini di reddito o l’accesso sostenibile alle abitazioni.

Le critiche sollevate dal sociologo sono del tutto legittime. Il rischio, infatti, è proprio quello di cadere in una sorta di green whashing urbano. Tuttavia, gli interventi, più o meno grandi di riqualificazione urbana, sono effettivamente efficaci solo se vengono condotti attraverso l’ascolto attivo della comunità, del territorio. Relativamente ai pocket park, e agli esempi riportarti, la chiave di volta del successo di queste iniziative sta proprio nel coinvolgimento della cittadinanza. E i risultati sono tangibili.

Problemi strutturali e complessi come le disuguaglianze reddituali o le difficoltà di accesso a soluzioni abitative dignitose, necessitano di interventi a lungo termine.

Tuttavia, piccole risposte tempestive, partecipate e collettive, possono intanto migliorare, in parte, le città e la vita di chi le vive. Ed è per questo che sono da incentivare.

 

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Per scoprire di più:

For Cities, Going Green Is No Cure-All, Bloomberg

Local ‘pocket park’ drive is going strong, Bangkok Post

Giardini urbani, Londra sempre più verde con nuovi 100 pocket parks, Green.it

Botanical gardens ‘most effective’ green space at cooling streets in heatwaves, The Guardian

Adopt Your City

THE ‘POCKET PARKS’ OF ATHENS: GREEN OASES IN THE CITY, Tomorrow City